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Classi vuote - Aula magna piena di studenti; corridoi deserti - ingresso della scuola gremito; Registri di classe quasi in bianco - bacheca all’ingresso ricca di attività… Rigorosamente alternative alle usuali lezioni. È quanto emerge da un rapido zoom stamani alle 8.00 sul Polo Bianciardi: la protesta ha raggiunto gli studenti, è entrata nelle aule, ha spazzato via i libri e le verifiche scritte. Non è una situazione isolata quella descritta. Facendo un giro per le scuole di Grosseto, la situazione è identica in molte di queste. Il malessere che ha investito la scuola ha attraversato il corpo docenti, gli studenti universitari e ora anche i più giovani, alle prese per la prima volta con un movimento di protesta così significativo in termini di numeri e di impatto. Sarà il solito modo per perdere qualche ora, qualche giorno di lezione? Il dubbio può venire a molti, soprattutto adulti, che prima di essere insegnanti o genitori sono stati studenti e hanno fatto anche loro le proprie esperienze scolastiche. Ma è giusto ragionare per pregiudizi? Si rischierebbe il pericolo di annullare il senso di tanta agitazione. Ma allora proviamo a fare un giro per gli spazi occupati, autogestiti dagli studenti, per tastare il polso della situazione. C’è sicuramente organizzazione in ciò che viene fatto, non traspare nelle intenzioni improvvisazione: l’iniziativa è stata preceduta da giornate di pianificazione, votazioni, decisioni, raccolta di sostegni, da parte dei Rappresentanti di istituto; ci sono state riunioni di raccordo con esponenti delle RSU, tra le quali la prof.ssa Lia Bonelli, e di chi cura gli organi rappresentativi studenteschi del Polo, il prof. Giancarlo Lunghini;

è avvenuta una corretta comunicazione con il Dirigente Scolastico e lo staff di presidenza; ci sono attività in programma, dalla proiezione di film, ai laboratori di arte, di musica, passando attraverso dibattiti e attività di svago; e c’è il servizio di sicurezza all’ingresso della scuola, per evitare disordine, rigorosamente autogestito. Insomma, senza entrare nel merito delle scelte degli studenti e senza voler dare giudizi, il movimento ha una propria organizzazione, ha una propria forza, ha l’entusiasmo dei ragazzi che si misurano con il mondo, quello della scuola e in prospettiva quello del lavoro, prendendo delle posizioni, manifestando le proprie idee, mettendoci la faccia e giocandosi la credibilità. La partecipazione è forse la cosa di cui la società ha più bisogno. E ogni movimento di idee, soprattutto se è compatto e parte dai più giovani, merita – al di là di ogni giudizio o pregiudizio – considerazione  e rispetto.

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